Negli anni hanno scritto di lei con molta stima e plauso molti critici d'arte, giornalisti,
pubblicisti e semplici estimatori delle sue opere. Tra loro ci piace ricordare...
Prof. Domenico GATTI – (critico)
Soffermandosi davanti ai suoi quadri, dopo qualche istante di riflessione, si prova
la sensazione di trovarsi di fronte ad un’arte particolare, dalla quale emana un fascino
suggestivo che vi avvolge in un’atmosfera ammaliatrice. Una malia fantastica che trasforma
e trasporta nel mondo onirico misterioso proprio del cantore di una natura confidenziale
ma non comune, ideale ma non idealistica, utopica ma non astratta o trascendente.
Il mondo che Genni esplora con la sua indagine attenta è quello voluto e desiderato dalla
sua giovane aspirazione al bello, un bello però che non è confinato nelle regioni misteriose
del segno ma che esiste nelle piccole cose che sono sotto i nostri occhi, spesso distratti
dal quotidiano e problematico esistente. Ecco che un albero che tende i suoi rami a sfiorare
l’acque di un ceruleo ruscello, o un prato di smeraldo, una distesa variopinta, delicatamente
sfiorati dal vento, sono esperienze che invitano a pensieri sereni e luminosi in un coinvolgimento
suggestivo che è la vera gioia dello spirito, in una sola parola: poesia.
Prof. Avv. Antonio GUERRIERI – (critico e pubblicista)
Di animo sensibile e delicato, Genni Guarini raggiunge nelle sue opere forti toni di lirismo
espressivo in quanto la struttura formale dei suoi quadri è ridotta al piano e la
articolazione spaziale è sempre affidata al colore, dapprima sfumato in tonalità di
grigio e marrone chiaro e poi con zonature più marcate di bianco con le quali giunge
all’essenza formale del soggetto. La serie di paesaggi dipinti da Genni, con lo studio
dei riflessi della luce dell’acqua, rappresentano senza dubbio, le realizzazioni più
significative del rapporto tra la pittrice e la natura.
Luigi PIRROTTI – ( Presidente Regionale A.N.L.A)
La pittrice Genni Guarini, crea i suoi quadri, non dimenticando, che l’opera d’arte non
consiste soltanto su valori formali, ma è intima fusione di espressioni di valori morali,
di contenuti e di forma. Soprattutto è una pittrice di “oggi”, adora la natura e cerca di
strapparle il segreto con sensibile animo d’artista e grande personalità, evidenziando
chiaramente, la sua nota poetica, sempre viva e diversa, e senza mai deflettere dal principio
di coerenza del suo stile. La Guarini ha partecipato alle Mostre Mercato di Arti Figurative,
realizzate dall’A.N.L.A., ottenendo un grosso successo di critica e di pubblico, all’esposizione
allestita al Palazzo Comunale di Todi e Palazzo Borromeo di Pienza. Da sottolineare che la
Mostra Mercato ANLA è frutto di una severissima selezione presieduta, vicendevolmente, dal
Presidente dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze – Umberto Baldini e dal
Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Brera – prof. Fernando De Filippo.
Giuseppe ORLANDO – (giornalista e pubblicista)
Chiunque si trovi ad ammirare un’opera di Genni Guarini, non può fare a meno di scoprire
l’attrattiva che questa suscita e la serenità che la caratterizza. Ciò che seduce, infatti,
di una tela di Genni è la “natura” – fantastica – per i colori e la quiete che infonde.
Invitano alla riflessione, quindi, le opere di questa giovane autodidatta (in linea, anche,
con l’attualità dei movimenti ecologici), mossa dal desiderio di comunicare Amore e tranquillità.
Si nota una particolare visione della “natura” e ciò che è emozionante è la felice mescolanza
delle forme e intensità di colori, frutto di “pennellate” ordinate e spontanee. Si materializzano
sulle tele paesaggi ricchi di fiori, piante, alberi che risultano essere i soggetti preferiti
dall’artista, quasi che solo nella Natura ricerchi ed individui il mistero della vita. Si
può supporre – infatti – che Genni trovi, dipingendo, quell’equilibrio e quella gioia che
il visitatore prova guardando le sue opere.
E ancora......
E’ nella natura e nelle sue molteplici, affascinanti espressioni l’interesse artistico della pittrice Genni Guarini. La grande quantità di scene di campi, di fiori, di colori nella sua produzione, certamente nascono da immagini fantastiche del suo subconscio. Sogni portati, con evidente perizia tecnica, sulle tele e da queste comunicate a tutti; tanto grande è infatti il desiderio di incontri, di confronti – in definitiva – di crescere artisticamente di Genni Guarini. Autodidatta questa artista sensibile e di gran temperamento, ha imparato sì dagli altri, ma mentre altri copiano, Genni ha riflettuto e studiato. Ha studiato il paesaggio e la magia della luce che è propria delle sue opere. Luce che sembra accarezzare le tele infondendo a queste tanta armonia e dignità.
Giovanni AMODIO – (scrittore- poeta, pubblicista e critico d’arte)
Tratteggiare a spatola, con minute quanto raffinate conquiste del campo visivo, la tela
che diviene piano, supporto e finestra della sua incantata riappropiazione della natura,
diviene per Genni Guarini, operazione di impressionistica, quanto impressionante
narrazione cromatica, nel tessuto di una emozionale anagrafe della propria terra.
Non più preda di oleografiche riproduzioni da cartolina turistica, ma grande libro
della natura da restituire da astratto e concreto, alla riverberante scansione della
vegetazione che si nutre dei “colori della fantasia”, come ebbe a definirli il suo
Pigmalione e amico Giuseppe Orlando. Peculiarità della pittura di Genni Guarini, pur
nella matericità della esecuzione e della tecnica, rimane quella di agglutinare la visione
intorno a punti focali, che la rendono omogenea, pur nella vastità totale e nella diversità
cromatica, tanto da offrirsi all’occhio del fruitore come elemento corroborante di quella malia
che il colore suggerisce, prima o dopo la necessità di suggerire immagini o di negarle.
In questa emblematicità, l’artista scruta ed esplora la natura nei suoi più misteriosi
recessi, per condensarla a pura e assoluta rappresentazione interiore, espressione dell’anima,
più che della realtà. La contemplazione, l’evocazione, la memoria, sono i parametri che
suggeriscono a Genni Guarini la sua personale adesione a paesaggio, come unitaria tematica,
da svolgere nei suoi mille risvolti. Ogni discorso sulla natura sottintende una
ragione di ecologia spirituale, ma Genni Guarini mira ad una ipotesi di salvaguardia del
creato in forma estetica e come tale, obbediente alle leggi della espressività artistica,
salvo poi tradire le proprie radici, la propria adesione totale alla seduzione della sua terra,
del suo habitat. Infinite variazioni tassellate arabescano il tessuto pittorico di Genni Guarini,
tessitrice di vibranti accostamenti cromatici, che la agevole spatola ricama e tesse, fino alla
conquista della luce, in una sorta di neo divisionismo, non più affidato ai puntismi delle
avanguardie storiche, ma alle striature e sovrapposizioni, spesso anche monocromatiche, che
definiscono il piano e ne stabiliscono i riverberi e le magie visive.
Lina RICCOBENE – (poetessa)
Sotto la pelle della pittura, come in un epitelio sottile, si intravedono i gangli nervosi,
i filamenti delle arterie, il tessuto organico con il fermentare delle cellule. Le cellule
artistiche di Genni Guarini avvicinano lo sguardo fin quasi a pochi centimetri dalla superficie
delle meraviglie, della natura come emblema delle meraviglie. La barriera della materia, di
fronte a quest’opera, viene sbarrata, fino a scoprire strati nascosti, anfratti, fessure,
cunicoli misteriosi, rivoli di umori che si espandono diventando nervature di luce. E nei
“colori”, nella natura, tutto diventa impronta larvale, cioè segno indistinto di un vitalismo
psichico che preme al disotto cercando di uscire dalla scorza dei sensi. Ha connotati di
suggestione la pittura della Guarini, di suadente piacevolezza, specie nelle screziature
e trasparenze del colore, ma è al di là che vanno colti i succhi più autentici. I suoi cespugli
in lontananza, con alla base la “florealità”, si sciolgono e fanno trasparire una sensibilità
che è, appunto, di tipo organico-cellulare: un affioramento di connotazioni interne che
diventa, al limite, radiografia del suo stato d’animo, delle sue pulsioni segrete, di
sentimenti rimasti allo stato enigmatico. Ma la pittura è risolta sempre, e non a caso,
in profondità: verticale, più che orizzontale: Nasce dal disotto ( verdi intensi, ruggine
e marrò incisivi, giallo di ginestre, dune e campi di grano assolati): cioè dalle ferite
che al tessuto organico vengono inferte per svelarne l’introspezione, all’introspezione
dell’occhio che va pari passo con l’introspezione psichica. L’occhio sgranato dell’utente,
è lo sguardo dell’artista che ci salva, ci preserva, ci consente di vedere cose mai viste
senza perdere la vista, senza sapere se si tratta di materia vivente o storia. La natura e
la storia, coi “colori della fantasia”, sembrano qui scritte con lo stesso linguaggio. C’è
come un’epifania dell’evento dal quale si staccano gli dei della forma: divinità vegetali
(o comunque naturali) a sfiorare il dolce e il tremendo. Basterebbe un soffio qui, perché
la natura, depositata da millenni, incominci a turbinare per aprirci ad accadimenti ignoti.
E il tempo, in essa, si dilata e si restringe all’infinito.